Dolori articolari e difficoltà di movimento sono spesso riconducibili a problemi di usura della cartilagine. Grazie ai traguardi della nuova ortopedia rigenerativa, oggi è possibile stimolare la rigenerazione cellulare della cartilagine ricorrendo all’infiltrazione autologa di particolari cellule staminali adulte, dette “mesenchimali”.
La cartilagine è un particolare tessuto connettivo che ricopre le estremità delle ossa che formano un’articolazione, come ad esempio l’anca, la spalla e il ginocchio. Il tessuto cartilagineo ha il compito di ammortizzare, di distribuire il carico e di favorire lo scorrimento delle superfici articolari, ovvero agevolare i movimenti.1 La cartilagine è fondamentale per la meccanica del corpo umano ma purtroppo può subire dei danni causati da traumi, da alcune patologie croniche oppure, da una certa età in poi, può andare incontro a un naturale processo di usura.
La cartilagine ha una capacità limitata di autorigenerazione e questo rappresenta uno dei maggiori problemi della medicina contemporanea. Le articolazioni che maggiormente subiscono danni a livello cartilagineo sono quelle soggette a maggior carico, ovvero anca e ginocchio. Queste articolazioni sono costantemente sotto stress e nel loro caso anche una piccola lesione potrebbe tramutarsi in un principio di malattia cronica.
I danni alla cartilagine si presentano con una sintomatologia dolorosa associata a difficoltà nell’utilizzo dell’arto. I sintomi possono essere costanti oppure occasionali e in entrambi i casi è consigliato consultare l’ortopedico. Avere una diagnosi precoce è importante perché la cartilagine, a causa del suo limitato potenziale di guarigione, è molto difficile da trattare. A seconda del danno recato alla cartilagine possono essere applicate diverse terapie conservative, come la lubrificazione articolare con acido ialuronico, oppure, in casi più delicati, si può ricorrere alla chirurgia protesica. Oggi è possibile valutare anche i benefici delle nuove tecniche di ortopedia rigenerativa.
La medicina rigenerativa è una particolare branca della medicina che ha come obiettivo quello di “riparare” cellule, tessuti e organi non con la sostituzione ma attraverso pratiche tecnologicamente avanzate di rigenerazione cellulare.
Le tecniche rigenerative, nate negli ultimi anni grazie al contributo di programmi di ricerca internazionali, si avvalgono di cellule staminali, riprogrammazione cellulare, terapia genetica e ingegneria tissutale.2 La ricerca scientifica, oggi, punta ad offrire soluzioni che garantiscano al paziente il maggior giovamento possibile e una delle tecniche rigenerative più efficaci si basa proprio sull’utilizzo delle cellule mesenchimali.
Le cellule mesenchimali sono delle cellule staminali adulte, immature e indifferenziate. Queste particolari cellule staminali sono in grado di stimolare la rigenerazione dei tessuti e quindi di favorire il processo di rigenerazione della cartilagine.
Le cellule mesenchimali si trovano nel tessuto adiposo, nel sangue periferico, nel cordone ombelicale e nel midollo osseo. L’opzione di estrarle dal tessuto adiposo è la più conveniente perché è facilmente accessibile e prelevabile attraverso una pratica poco invasiva e poco dolorosa per il paziente. Le cellule mesenchimali ricavate dal tessuto adiposo del paziente, dopo essere state trattate, vengono infiltrate nell’articolazione interessata.
Come si svolge l’intervento?
Durante l’intervento di infiltrazione autologa il paziente viene sottoposto ad anestesia locale o generale, a seconda dei casi. Successivamente il medico, attraverso un apposito kit monouso, procede all’aspirazione, la processazione e l’innesto autologo di tessuto adiposo così purificato. Grazie all’innesto del tessuto adiposo nello spazio articolare interessato è possibile stimolare la rigenerazione cartilaginea, aumentare la lubrificazione, l’ammortizzazione e la distanza tra i capi articolari in modo da ridurre l’attrito tra i piatti cartilaginei.
L’intervento complessivamente ha una durata di circa 30 minuti, è poco invasivo e non prevede ricovero. A seconda dei casi il medico può prescrivere una terapia riabilitativa. In alcuni soggetti, dopo l’operazione, può presentarsi un leggero gonfiore nel punto del prelievo del tessuto adiposo ed è consigliato tenere una medicazione compressiva per circa una settimana. Questa innovativa tecnica chirurgica riesce a garantire solitamente tempi di recupero molto veloci associati a benefici a lungo termine sopratutto in pazienti di giovane età.
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